Enrico Burich - Fiume e l'Italia

L'equivocodell'autonomia. I E' vero, Fiume non ha tradizioni d'irredentismo; volge ora per la prima volta il suo sguardo ali 'Italia. Ma la sua voce, unitasi negli ultimi anni soltanto a quella delle città sorelle, è tanto più commovente e sincèra in quanto ci esprime la vanità dello sforzo che Fiume fece per cooperare in qualche modo d'accordo col dominatore: l'Ungheria. Perchè nessuno possa porre in dubbio i sèntimenti della città, vogliamo spiegare l'origine di questo accordo che rese possibile l'equivoco della cosidetta autonomia di Fiume il quale equivoco valse soltanto ad allontanare un po' Fiume dall'Italia. Fiume è stata traverso i secoli sempre una piccola re.- publica che si governava da sè ed aveva il diritto di decidere delle sue sorti. Gli imperatori d'Austria salendo al trono accoglievano a parte l'omaggio di Fiume. Carlo VI nel 1728 venne personalmente nella città a ricevere quest'omaggio. Lo stesso Carlo VI sottopose all'approvazione della città una leggt fondamentale dello Stato: la prammatica sanzione. Quando l'unità d'Italia era sì e no nella mente dei suoi poeti, gl 'italiani di Fiume chiesero di essere incorporati all'Ungheria. Maria Teresa nel 1776 li esaudì ed incorporò Fiume all'Ungheria ma col mezzo della Croazia, cioè come città croata. Gli italiani protestarono perchè non volevano saperne di dipendere dalla Croazia e domandarono che Fiume divenisse parte dello Stato ungarico indipendente dalla Croazia, con propria autonomia amministrativa e politica e con l'uso pubblico B blioteca Gino Bianco

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