Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

mento del pensiero la possibilità di una comprensione non astratta e falsamente immediata di ciò che chiamiamo paesaggio. Ritter coglie qui, forse senza volerlo, una condizione ben reale: la condizione di un'esperienza talmente irrigidita dal vincolo dell'autorità storica del passato, da costringere al di fuori di sé tutto ciò che gli ricorda lo sforzo necessario all'appropriazione dell'esteriorità, così come è richiesto da qualsiasi opera d'arte che non si riduca alla ripetizione del già noto. Il prezzo da pagare per la contemplazione estetica del paesaggio sarebbe così la forzosa eternità della scissione originaria da cui nasce la coscienza moderna, scissione che proprio l'arte, tuttavia, l'arte che «richiede altre motivazioni» e che cade fuori dall'estetico, si incarica di porre in questione, foss'anche solo per pochi, solitari, iconoclasti passeggiatori. Giorgio Maragliano 97

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