Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

Il paesaggio russo è a misura di bogatyr' (l'eroe delle byline), cresciuto «non a giorni, ma a ore», dotato di qualità straordinarie e capace di imprese eroiche fenomenali. I termini russi podvig (atto eroico) e udal' (coraggio, arditezza) contengono in sé rispettivamente le radici di dvigat'sja (muoversi, spostarsi) e dal' (orizzonte inesistente), suggerendo che nella Russia antica i concetti di eroismo e coraggio erano indissolubilmente legati allo spostamento nel prostor e all'idea di lontananza da conquistare, o meglio di meta irraggiungibile ma affascinante (Lichacev 1981: 9, Vinogradov). Lo spazio sconfinato definisce la sua portata, influenza la costruzione di villaggi e città, l'umore dell'uomo, la sua inclinazione alla malinconia e al canto. Il sentimento «nazionale», che ha dato luogo alla concezione di paesaggio «nazionale» russo, si è costituito sulla base di tre concetti: la canzone, la parola russa, lo spazio russo (Nivat 1993: 60). Il canto che meglio si realizza e manifesta na vole (all'aperto, in libertà), eseguito coralmente per ulteriormente manifestare e realizzare l'idea di comunità, di società, fra gli uomini e fra l'uomo e la natura. Pasternak scrive nel Dottor Zivago: La canzone popolare russa è come l'acqua trattenuta da una diga. Sembra ferma, immobile, ma in profondità fluisce ininterrottamente dalle sue chiuse e la calma della sua superficie è ingannevole14. La canzone popolare russa è un'opera prima di tutto di portata collettiva. Per cantare in coro non era necessario possedere doti o talento particolari, come richiedeva invece l'arte di raccontare byline o fiabe. Il resto del coro aiutava la singola voce, e il concetto di solista si sviluppò solo in seguito (Rozov: 14). Il genere di canzone che meglio si presta a esemplificare per il nostro discorso sulla concezione russa di paesaggio è quella neobradovaja, protjaznaja (non rituale e strascicata). Le canzoni «strascica48

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