Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

Monotono tintinna il sonaglio considerazioni sul mito della steppa Rus'! Rus'! [...] Tutto in te è aperto, deserto e uniforme [ ...] nulla lusinga e incanta lo sguardo. E dunque quale forza incomprensibile, misteriosa, attira a te? Perché echeggia e risuona senza tregua all'orecchio il tuo canto malinconico, che vola per tutta la lunghezza e ampiezza, da mare a mare? Che cosa c'è in questa canzone? N.V. Gogol', Le anime morte. Agli inquietanti quesiti che Gogol' pone nei suoi romanzi i lettori più attenti sono abituati. Non sempre esiste una risposta.Non sempre le questioni affrontate corrispondono a reali problemi; generazioni di critici si sono interrogate sul significato e sulle possibili risposte da dare alla famosa trojka che prende il volo. Non ci proveremo anche noi, almeno in questa sede. Per affrontare queste tematiche gogoliane, il suo rapporto con lo spazio, con la Russia è necessaria un'attenzione specifica e particolare. «Tutta l'opera di Gogol' è segnata da un particolarissimo rapporto con l'elemento visivo.[...] Egli è portatore di un proprio paesaggio interiore, di un paesaggio che muta solo illusoriamente». Gogol' propone una sua «norma irregolare» nella raffigurazione della Russia, paese in cui «ogni cosa ama apparire in proporzioni eccezionali» 1 • Noi ci limiteremo a sfruttarne le citazioni, i riferimenti, l'attenzione che, in maniera enigmatica e intrigante, l'autore dedica allo spazio russo, al territorio2 . Uno per tutti valga l'esempio più illustre e citato, al cui interrogativo nessuno è ancora riuscito a dare un'interpretazione attendibile, oggi meno che mai: 40

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