Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

raccoglie parole, suoni, sguardi nel vuoto di una stanza, nel vuoto di un'indifferenza? Regno del pomeriggio, che si estendeva fin dove lo sguardo riusciva a posarsi: una distesa di grano maturo e una casa rossa. Nient'altro. E un sentimento indicibile. Più tardi Mallarmé e Debussy. Ma quei versi e quella musica li avevo già pensati. Tutto ora, quando passo di là, mi fa cenno da lontano. Il paesaggio è un palinsesto. Ghirigori sulla carta assorbente del bambino Walter Benjamin. Il mondo rovesciato. Il desiderio di decifrare le venature. Di soppiatto, subentra il piacere del testo, il piacere grafico del testo. La statua riempie lo spazio. Ma si sa che, prima, deve essere cercata nel blocco di marmo. Durante la ricerca, la materia perde consistenza e gravità. Fossili. L'uomo che osserva un sasso, una conchiglia, le venature e le scaglie dell'arenaria, se poi si guarda la mano trova gli stessi ghirigori e il dispiacere di un incomprensibile destino, l'impossibilità di realizzare un progetto, la stoltezza di chi vuole catturare il futuro e il divino, e il piacere di un testo che non ha alcun senso e se ne ha uno è imprendibile. Contentiamoci della malasorte se l'anno bisesta. Vi sono oggetti, fossili, stanze vuote, voci raccolte e non raccolte, percorsi e tracce, e anche paesaggi gesti membra organi umani nella poesia di Magrelli: descritti, non descritti, interrogati. Così dovrebbe essere anche la critica, dovrebbe interrogare e restituire le risposte di un testo. Invece la critica è diventata una sorta di ricerca delle colpe, come nei processi politici. La stoltezza del voler tutto, della .guarigione e di ogni richiesta totale (come, per es., 135

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