Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

mità è di continuo tentata, messa a repentaglio, e ricostruita nella ripetizione, mentre per il perverso è oggetto da collezione. La serie che il soggetto mutante crea con l'arte di cui parla Cézanne in prossimità della fine della vita proprio al figlio di fronte alle mutazioni esterne, «la sfrontatezza dei miei conterranei», «la luce opaca», e interne, la malattia: Io resto fermo nello stesso posto inchinandomi un po' a sinistra e un po' a destra, si congela nella ripetizione del nevrotico dove il punto di vista è fisso, dove manca «il piccolo spostamento» con cui il soggetto mutante vive nella pluridirezionalità della prospettiva. Un'adolescente di quattordici anni ha paura del quadro della Madonna posto davanti al letto. Le fanno paura le mani e il naso aguzzo, ha paura che si trasformi in diavolo e di esserne posseduta. Il riaffiorare delle teorie sessuali infantili, il naso aguzzo della Madonna, rischia di annegare nella genitalità, anche se ha portato l'adolescente oltre il rischio della schizofrenia. Qui la ragazzina non teme di essere medium né mano, ma la paura di essere posseduta, lieve accenno di paranoia, è contenuta dalla nevrosi: l'analizzante dice di restare «tutta ferma nel letto» anche nel sonno, «senza spostarmi né a destra né a sinistra». Se il perverso è fermo lo è invece ancora sulla soglia della camera dei genitori. Manca il quadro, la rappresentazione, e il punto di vista è sostituito dall'entrare in scena. Così appare sempre pronto a compiere il passo, proclive a grandi spostamenti, di attività, di città, di famiglia, di amici, solo apparenti, perché non produce né serie né in fondo ripetizione, ma una «riproduzione» attraverso una collezione di specie particolare: mentre il collezionfsta ritrova nei pezzi l'eco del vivente, il perverso cerca ovunque nel vivente la fotografia del morto. Il soggetto trova all'esterno, nello spazio circostante, quella forma che ho chiamato «rappresentazione esterna 41

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