Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

condiviso la vera cicatrice di Odissea, il segno indelebile che garantisce la sua identità28 • Un ciclo si è compiuto. L'eroe moderno, che porta dentro di sé le tracce del suo «tempo ritrovato» è nato qui. E con esso, dall'io del poeta, è nato l'«io del filosofo». Presto Eraclito pronuncerà il detto che noi leggiamo come frammento 45 di Diels e Kranz: psiche's peirata ion uk anexeuroio, pasan epiporeuomenos odon: uto bathyn logon echei; non è possibile trovare i confini dell'anima, per quanto lontano si vada per ogni via: tanto è profondo il suo parlare. L'anima è diventata «profonda». Con l'Alcibiade I di Platone si incomincerà a identificare con essa l'uomo (e non col corpo o con la semplice presenza) e a teorizzare che il senso della vita è «prenderne cura» (epimelesthai seautu)29 • Di qui alla grande caverna della memoria dove si incontra se stessi, di cui parla Agostino, il passo è (relativamente) breve. L'io moderno, l'io che si penserà come «res cogitans» e come soggetto trascendentale, che con Freud sarà accompagnato da un «Es» e da un «Super-lo», che per Lacan diventerà un autre, nasce nei dintorni di Itaca, come «impudente... mai sazio di frodi»; se si vuole come artificio semiotico, come ypokrites (attore) piuttosto che come ypokeimenon (sub-jectum, soggetto). Forse non se ne è mai staccato. Forse per questo noi, nella vita di ogni giorno, gli crediamo con tanto piacere; e come filosofi e scienziati dobbiamo rassegnarci a costatarne l'assenza. Dopotutto si tratta solo di una cicatrice. Ugo Volli 190

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==