che Lear incarna il nulla e rappresenta il nulla, incapace com'è di autoconsapevolezza. Egli è l'immagine di un'autentica autorità e, benché egli stesso si prenda gioco di quell'immagine, siamo d'accordo con Kent, che ricerca e serve costantemente quell'autorità. Edmund non può amare nessuno. Il Fool ama Cordelia e, in modo più ambiguo, Lear. La valenza inquietante di queste due figure dà rilievo alla capacità furiosa, iperbolica del re, di amare, di essere amato. L'amore di Lear per il Fool è un riflesso del suo amore frustrato per Cordelia; frustrato non tanto dalla reticenza della figlia quanto dal suo proprio eccesso e dallo smarrimento per la mole di qualcosa, nel suo amore per lei, di inesprimibile. Nonostante la straordinaria eloquenza di Lear, il suo carattere sublime lo pone perennemente oltre le frontiere dell'esprimibile. Anche in ciò il contrasto con il Fool e con Edmund è estremo. Il Fool coglie il segno con ogni sua frase, e Edmund supera persino lago in qualità di un retore capace di manipolazione, la cui natura gli consente di dire sempre esattamente ciò che intende esprimere. Al contrario Lear eccede sempre le proprie intenzioni, spinge sempre oltre il dicibile. Ci convince dei suoi dilemmi da Giobbe, sebbene questi non siano realmente tali. La sua impulsività è pari solo alla sua terribile sincerità, ed è superata unicamente dalla sua misteriosa autorità, una modalità che sopravvive alla follia e alla petulanza, nonché alle conseguenze palpabili dei suoi erronei giudizi. Il Fool è preciso in modo inquietante, Edmund non può commettere un solo errore, Lear sbaglia in modo clamoroso, ma sempre titanico; egli è un demone e, a tratti, qualcosa di più, un uomo che è anche un dio. Gli dei, in questo dramma, non hanno nulla di ammirevole, e tuttavia sono gli unici dei esistenti. Ciò che Edmund ci aiuta a comprendere del carattere di Lear è che gli elementi di grandezza nel re non sono sottoposti né alle antitesi del nichilismo analitico del bastardo, né al cre49
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