Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

sufi, a raccontare delle storie, delle parabole tipo zen. Questo gioco gli consente di profferire delle oscenità che lo entusiasmano- e che qualche volta entusiasmano pure quelli che ascoltano, a meno che non ne rimangano scandalizzati. Il suo modo tipico di "scuotere la gente" è molto "hard". Ecco Matt'-al-sufi, che ride da solo, attore e spettatore del suo stesso cinema, della sua stessa porno-scopia, gran protagonista di atti "irriferibili" -o almeno pretesi tali, nell'ambiente in cui egli compie le sue evoluzioni. La sua gioia e il suo piacere di raccontare sono intensi. E, spesso, ce li trasmette. Matt'-al-sufi è uno dei doppi, assai avvincenti, del Matta-che-non-è-un-pittore. Prende la parola e subentra alle frasi del tutto insignificanti che si dicono a tavola (fra i commensali di un pranzo fuori di casa), con i racconti più indecenti possibile, più fantasmatici possibile. Ecco, a mo' di conclusione, un campione della parata amorosa di Matt'-al-sufi: Un signore è tutto occupato a far l'amore con una signora [inclusi gesti illustrativi, naturalmente], ed ecco, tutt'a un tratto, uno spaventoso tifone lo aspira, lo afferra, e lo inghiotte (guarda, guarda, era quindi una trappola!). Si ritrova, disorientato, in una specie di Foresta Nera, con poca luce, dentro il corpo della signora. Erra, inquieto, alla ricerca di un'uscita. All'improvviso si imbatte in un altro uomo, vestito da caccia alla volpe, con una lanterna in mano, che gli chiede: «Non ha per caso visto il mio cavallo?» (risate). Sguardo sbalordito, supplicante, della padrona di casa, che dice: «Adesso basta con storie come queste. Cambiamo argomento di conversazione». Ma Matt'-al-sufi fa finta di aver avuto semaforo verde, e, invece di smettere, continua. 199

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