Il piccolo Hans - anno XX - n. 78 - estate 1993

ventosa di fronte alla quale i «Prigioni» erano soli. L'affetto, agente, si manifesta in quello sforzo muscolare - infinito... Le cose non stanno da sole nella realtà. Bisogna tenerle, mantenerle, nella realtà. Il tenere le cose - la vita corporea- nella realtà è qui rappresentato sotto la forma di uno sforzo, di una fatica ininterrotta. L'affetto come fatica, come sforzo. Nella dimensione del niente, la forza dell'affetto. (Come forza che precede - e forse rende possibile- il sistema stesso di un'etica. Una «scelta»- addirittura istintiva...). I corpi delle donne al bagno di Degas sembrano contorcersi, come se si sforzassero di resistere a qualcosa che li attacca, che li insidia. Quello che si mostra sulla pelle di queste donne di Degas fa venire in mente certe mutazioni - certe metamorfosi- da film di fantascienza. Il procedere di certe alterazioni nei lineamenti e nella consistenza del corpo dei personaggi... (Bacon- la sua passione per l'ultima pittura di Degas...) Cézanne parte dalla illusione di assicurare in una geometria la figura del mondo. Ma, alla fine, con la SainteVictoire, non è forse come se Cézanne dipingesse una specie di giudizio universale in cui gli attori non sono corpi, ma cose - la natura? La natura «giudicata», fino nel suo intimo più profondo. (Addirittura nella microfisica provvisorietà delle sue ·particelle virtuali - di quei quanta-fantasma che avvolgono ogni elettrone e appaiono e scompaiono...) La natura dispersa. Il cosmo, addirittura condannato... E senza ragioni etiche. Per quel farsi avanti, in primo piano, di una pura inerzia materiale. (Vedere le figure del cubismo analitico in quanto determinate da qualche forza centrifuga. È ancora quel mondo in fuga di Cézanne- quella specie di «little bang» che si dà ogni giorno... Picasso e Braque ripercorrono l'itinera13

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