Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

nali scaturisce la relatività dei punti cardinali e insieme la pluridirezionalità dello sguardo del soggetto. Jules Verne ci mette da{;anti al problema di una diversa maniera di muoversi. Nel romanzo Hector Sevadac. Attraverso il mondo solare, gli uomini sono immobili. Un pezzo di terra affacciato nei dintorni della costa algerina è strappato dalla sua sede naturale e proiettato a vagare nello spazio fra i materiali di una piccola cometa. Mentre succede che il giorno e la notte, i climi e le maree, la gravità e le stagioni ne risultano totalmente sconvolti, tra gli esseri umani persistono i tetragoni convincimenti della mentalità coloniale, del nazionalismo guerrafondaio e, asse del mondo sconvolto, un fervido inconcusso antisemitismo. Il viaggio del progresso e dell'arroganza imperialistica finisce nella reclusione del capitano Nemo in un acquario, o in quel giro del mondo che si rimangia, riavvolgendosi come la bobina di un film, con l'ottantesimo giorno il tempo necessario a completarlo. Ma l'ebreo sta lì a indicare, come nell'ultima opera di Freud Mosè e il monoteismo, che il viaggio del soggetto è nella dislocazione per cui un errore simile a quello delle teorie sessuali infantili, un nero bianco, una razza che non è una razza, mantiene una diversa origine e appartenenza rispetto a quella dominante della discendenza lineare, e costruisce un'architettura composita e bizzarra in un diverso, variato e colorato, rapporto allo spazio e alla città. Sergio Finzi 7

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