Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

rante gli ultimi secoli del Medioevo, metafora comune di ricchezza, come stava per esserlo il Perù nei primi secoli dell'era moderna. 'Vale un Perù' e le 'ricchezze del Potosi' son iperbolici, proverbiali termini di paragone baroccheggianti che espressero, nel Cinquecento e nel Seicento, quello che, prima, si chiamava familiarmente il 'tesoro di Venezia'»1 . Quando la prima delle quattro navi che portavano l'oro e l'argento del riscatto traditore dell'Inca Atahualpa giunse nel porto di Siviglia, nell'immaginazione eccitata della folla accorsa ad assistere allo sbarco il «tesoro di Venezia» cominciò davvero ad apparire povera cosa. Stando alla prima relazione spagnola tradotta e pubblicata dal Ramusio, tra quella folla ammirata si trovavano anche molti mercanti veneziani: «Arrivammo in. Sibilia alli quindeci giorni di gennàìo 1534, dove furono discaricati tutti gli ori e argenti, con grandissima ammirazione di tutta la città e d'infiniti mercatanti fiorentini, genovesi e veniziani, li quali tutti corsono a veder tal cosa»2. Per il Senato e il Consiglio dei Dieci (alla segreteria del quale il Ramusio era passato nel 1533) le informazioni sulle scoperte e i successi che riguardavano le Americhe erano preziose quanto il tesoro della Repubblica, che stava per subire una vertiginosa svalutazione. Erano proprio quelle informazioni, di cui i Signori di Venezia erano tanto avidi, a dimostrare come la maligna congiuntura fosse imminente: e il Ramusio, da perfetto segretario, ne offrì alle autorità e agli armatori non accorsi a Siviglia, ad ammirare il carico di quella nave, di abbastanza attendibili e preoccupanti, curando appunto la traduzione e la stampa di quella relazione di un capitano spagnolo, aggiustata, più che interpolata, con ampi brani di un'altra relazione non anonima, la Verdadera Relaci6n de la conquista del Perù di Francisco de Jerez o Xerez. A questa stessa stampa del 1534 aggiunse le traduzioni curate dal Navagero delle 44

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