Leiris, che ha interrogato i posseduti (La possession et ses aspects théatraux chez les éthiopiens de Gondar), ne ha trascritto le testimonianze: «Poco prima d'iniziare il gurri, mentre lo spirito si sente attratto dal mio ventre fa be, be, be, be... Il mio cuore e il mio ventre vengono demoliti poco a poco e tutto il mio corpo svanisce. Sulle mie spalle, ai due lati, dove pulsano le arterie, mi sento pizzicare. Dopo, non comprendo più nulla...» (Asammanoc); «All'inizio lo zar si precipita sul mio corpo; mi fa sbadigliare, mi fa stiracchiare, mi stringe come un uccello rapace dalle grandi ali prima di farmi fare il gurri. Il cuore mi fa derrec, derrec, derrec... Lo spirito c'invade come delle api che fanno werrer, werrer...» (Alaga Mazmur); «È come essere feriti da una lancia. Poi vengo invaso come da migliaia di formiche rosse» (Denge). La trance preliminare viene canalizzata in crisi di possessione attraverso un rituale in cui la musica gioca un ruolo decisivo. La musica, che accompagna la cerimonia dall'inizio alla fine, è il canale privilegiato per canalizzare i flussi disordinati, l'energia slegata che si manifesta all'inizio, preliminarmente, come angoscia, formicolio, strana inquietudine. Come anche nel tarantismo, alla varietà delle combinazioni musicali corrisponde la varietà delle crisi di possessione. Le combinazioni sonore, ritmate, trionfo della codificazione dei flussi disordinati, non vengono scelte a caso, anche se sembrano agire in maniera "naturale". Questo accade quasi dovunque, ed è la ricerca del dio che fino ad allora si è manifestato in modo informale. La trance vera e propria interviene solo a partire da un certo ritmo. Gli altri lasciano il dio indifferente. Occorre dunque, proprio come fa il poeta quando cerca di articolare la sensazione che gli sale dalla bocca dello stomaco, procedere per tentativi, quasi dei brancolamenti. L'apprendimento della trance, così come la composizione di una poesia, riguarda quindi la forma e il ritmo. 180
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