Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

zione del prologo dai vangeli: un'operazione d'ingegneria filologica effettuata dalla sapienza dei teologi, i quali hanno fatto del proprio commento uno speculum della verità. Sono gli altri versetti infatti che, guardandosi nell'esegesi prodotta e incorniciata dalla scienza intorno a dio, si rivestono di senso, capovolgendo in questo modo il diritto della scriptura ad essere una structura indipendente dalla circolazione. Il sapere teologico, nel portare avanti il lavoro per rendere il prologo del tutto indipendente dalla scrittura evangelica che racconta la vita del messia e per subordinare il loquendi modus di Giovanni al commento della scienza intorno a dio, fonda il suo diritto di proprietà del testo e il dovere di far uso della differenza senza che la ow<j>oQa abbia mai la possibilità di prendere la parola. Di fronte a questo esercizio del potere ermeneutico e di fronte a questa violenza della tradizione anche al Sozzini non resta che richiamarsi al principio del sola scriptura e riappellarsi alla pratica costitutiva della riforma protestante. Sia dunque la traditio - scrive - a mostrare un luogo della scrittura nel quale l'eternità viene designata sotto il nome di principio. E, davanti alla sua incapacità di rispondere solido testimonio a chi ha fatto la richiesta secondo il diritto cristiano, non si abbia timore di domandare perché mai i teologi delle chiese cristiane pronunciano temerariamente distorte le genuine significazioni delle parole (LEC 62). b. Verbum: «Verbi nomine putant denotari aliquem filium aeternum. Nos vero sermonem seu verbum esse dicimus Christum hominem visibilem ex Maria natum». Se il principium della tradizione ermeneutica cristiana contrassegnata un tempo fuori (o prima) del tempo storico, il verbum o sermo dei teologi denota l'eterno figlio di dio (aliquis filius aetemus) per mezzo del quale (per quem) 37

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