Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

passaggio al colore cui dedicò i suoi sforzi fino alla morte che lo colse agli inizi di un'altra guerra, nel 1916. Come due battiti di campana funebre, due allontanamenti, due atti di semplice e deciso distacco introducono la funzione della consapevolezza e dell'azione nella continuità di una posizione di passività verso la manifestazione dell'inconscio. Da questa manifestazione dobbiamo escludere sia l'esternazione del torbido immaginario romantico che l'espansione surrealista dell'automatismo psichico. Il movimento non è qui quello di una interiorità che deborda verso l'esterno, che si impossessa, come in Fiissli del mondo imprimendovi la traccia dei propri desideri; il movimento è all'inverso quello stesso di un Mallarmé di creare, per forza di Abolizioni, abolizione della siringa nelle mani del Fauno, abolizione delle note musicali dalla campana (e di tutta la vaga suggestione, "familiare" per Redon, della musica), abolizione della vastità indeterminata dello spazio tagliata da nette linee nell'Angelo delle certezze (41) e sbarrata dal robusto trave di ferro che regge la campana nella tavola precedente (40), di creare la "coscienza del caos": l'io che sorge dall'abisso a indurire la materia fluida del godimento, e per "regolare le forme" (cfr. 147). La lunga serie dei "neri" è la strada su cui avviene, per abolizione progressiva dell'immaginario soggettivo, l"'irradiazione delle cose per il sogno su cui s'incammina anche il pensiero". La riduzione dell'immaginario avviene portando la scissione anche all'interno della riflessione sulla figura materna. La tavola 99 del Mellerio, dalla seconda serie delle Tentazioni di S. Antonio (1889), pone faccia a faccia la Sfinge con il suo "sguardo che niente può deviare" e la Chimera che si autoproclama "leggera e gioiosa". In queste due immagini la duplicazione dell'interrogativo sulla madre si ribatte nella duplicazione stessa della madre. Allo sguardo indagatorio che spinge Edipo a sco184

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