Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

getale della morte che suona la campana), un corpo di fanciullo che sembra tenere soprattutto, e trarne le sue certezze, alla mano che regge alta come nell'atto di stringere una materia invisibile o il sapere di una tecnica. In realtà il gesto della mano esprime un cambiamento: le dita armeggiano sui fori di uno zufolo o di una siringa, uno strumento musicale che non c'è: la canna per un piccolo fauno finalmente manca. Le mani liberano le dita per il lavoro di trattare la materia vile, ma feconda sul piano dell'arte, dei fusains, i suoi carboncini. Certezza e incertezza si accompagnano nella vita di Redon secondo il battito del suo rapporto al disegno e alla pittura. In realtà, al di là della funzione secondaria del disegno inteso a restituire le caratteristiche oggettive delle cose e delle persone, l'arte di Redon è quella di suddividere il potente influsso cui è sottoposto. Di scinderlo per riuscire così a dominarlo. La sua totale arrendevolezza verso la Natura, i.e. verso la Madre, non gli impedisce infatti di modularsi e così di "obbedire" tanto alle "incitazioni della linea sola", la linea astratta, la linea pura cui già prestò la punta da matita del suo stesso capo quando si rivede tracciare su un carro trainato da buoi "la linea dritta e sola" che taglia le lande da Bordeaux a Lesparre, quanto di "cedere" allo "charme del chiaroscuro". Il legame pressoché esclusivo di Redon col bianco e nero, con la "pittura" in bianco e nero, durò per tutti gli anni che sono compresi tra due brusche rotture traumatiche. La prima è la data del 1870, quando partecipando alla guerra scoppiata in quell'anno tra Francia e Prussia scoprì nei disegni a carboncino effettuati nei cinque anni precedenti la sua originalità e decise di renderne possibile la diffusione traendone delle litografie. L'altra data è il 1897, quando la tenuta paterna in seguito alla cattiva amministrazione della madre e del fratello (ma lui dov'era?) gli fu definitivamente strappata. La rottura con la famiglia mise fine allora alla sua lunga passività e segnò il suo 183

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==