Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

bambino che non è stato capace, in quell'età dei quattro anni in cui un bambino matura le sue scelte psichiche proprio in relazione all'angoscia, alle "paure" che le domande che arriva a porsi sulla propria origine gli suscitano, non è stato capace di quell'elaborazione figurativa che può consentirgli di spostare la rappresentazione su un campo diverso. Per un bambino normale ciò che avviene sul letto dei genitori è spostato su un campo di lotta, su un terreno di guerra, il padre sta lottando con la madre. Per il perverso no: il padre gode e invece di aver paura gode a sua volta il godimento del padre. È su questo piccolo nucleo, come ha mostrato Virginia Finzi Ghisi nei suoi studi sulla perversione, che questa si sviluppa. Con questo sogno in analisi il paziente dimostra che, con la guida dell'analista, uno spostamento ora gli è possibile. Ma qualcos'altro avviene. Ciò che il bambino sceglie infatti a "contenitore" delle sue paure è una credenza, una falsa credenza con cui opera un nuovo spostamento: l'attribuzione del pene alla madre. È la più importante tra le teorie sessuali infantili che, crescendo, diverranno inconsce, ma rimarranno non solo per riapparire nei sogni dell'adulto, ma anche ad ancorare la struttura del soggetto. Il mobile-credenza, bello, senza dubbio antico, ma nello stesso tempo falso, capace di contenere le sue paure, non può dunque essere che questo: una credenza antica, sorta nell'infanzia, insieme autentica e falsa. Il paziente sta dunque ora costruendosi in analisi ciò che aveva mancato nell'infanzia. È per lui un rovesciamento totale, la testa al posto dei piedi. Il paziente sa che questa fondamentale "teoria sessuale infantile" non è sua, non l'ha "inventata" lui a tempo debito, l'acquisisce dall'analisi, la succhia con una sorta di fellatio dall'analista per sostituirla all'immagine del godimento del padre. E tuttavia già gli balena, dinanzi alla cerniera, la possibilità della "fantasia". Anzi pensa la fan168

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