Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

prega gli dei perché gli indichino il modo per partire; gli stessi compagni, prima di compiere il sacrilegio, cibandosi con i buoi sacri al dio Sole, fanno sacre ecatombi. Questa assenza di iniziativa personale, questo affidarsi alla volontà degli dei segna un'enorme diversità di comportamento in Odissea: la perdita della µrj"tLç fa sì che ogni sua azione sia determinata dalla pietas, dall'obbedienza cioè ai voleri divini. Il protagonista è qui molto simile all'eroe dell'Eneide, che ricerca la sua nuova patria sempre e soltanto nel timore e nel rispetto della volontà divina. 3.4 Il secondo elemento, abbastanza stupefacente, è che solo nella seconda parte del viaggio Ulisse affronta le prove che gli sono imposte dagli dei nell'ottica del ritorno a Itaca. Nel nono e nel decimo canto infatti, se escludiamo la navigazione dopo la fuga dai Ciconi e l'episodio di Eolo, di Itaca non si parla mai, e le avventure che vengono affrontate sono causate da una volontà tutta umana di conoscenza, di guadagno e di cimento, e non dalla sola necessità. Ora invece queste avventure sono affrontate solo per necessità e non per le cause precedenti, e questo viene affermato da Circe, quando dice all'eroe: ... Se pensi al ritorno in Itaca, pur soffrendo dolori, potrete arrivare12 e, per contrarium, da Euriloco, nell'isola Trinachia, che ritiene il presente molto più importante dell'arrivo in patria: Se torneremo ad Itaca, alla terra dei padri, subito al Sole Iperione un ricco tempio faremo... se invece... le navi ci vuole distruggere... 157

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