ebbe sulla psicoanalisi, poiché la questione «avvoltoio» va al di là delle spiegazioni sensate appena viste nelle lettere, negli articoli e nelle questioni teoriche che circondano lo studio su Leonardo. Nella sua funzione di illustrazione troppo preziosa per poter essere abbandonata, l'avvoltoio è anche esuberante, fecondo; la sua indelebilità non è statica, perché egli si muove e opera. Come hanno detto Wohl e Trosman: «Questo errore... ha prodotto una letteratura speciale», e d'ora in poi l'enfasi sarà per l'appunto sulla produzione, sulla produzione di letteratura, o per dirla con Leonardo, sulla procreazione di «infinite figliuoli come fa li libri stampati». Del resto non ha forse rilevato Freud che il «primo, grande problema vitale» riguarda l'origine dei bambini? E non ha forse fatto notare che «Milano era precisamente la città d'Italia ove maggiormente fioriva la giovane arte della stampa»? Nella quarta sezione dello studio su Leonardo, Freud si prefigge il difficile compito di dare una definitiva interpretazione del sorriso della Gioconda, non solo concentrandosi sulla Monna Lisa, ma anche sul quadro di Sant'Anna, la Vergine e il Bambino. Ma torniamo indietro per un attimo: Freud ha concluso la terza sezione con un discorso sulle scelte dell'oggetto sessuale da parte di Leonardo, ritenendo di poter affermare che Leonardo nutriva un rapporto di eccessivo attaccamento alla madre. Il processo di identificazione narcisistica con la madre ha quindi portato Leonardo adulto a scegliere gli stessi oggetti sessuali della madre, ovvero ragazzi come il giovane Leonardo. È significativo che questa sia la prima elaborazione freudiana del ruolo del narcisismo nell'omosessualità, e che l'avvoltoio fornisca il codice con cui tradurre «l'iscrizione» prima incomprensibile, l'«enigma» di Leonardo: Ne verrebbe così che la vita amorosa di Leonardo appartiene realmente a quel tipo di omosessualità di cui abbiamo potuto scoprire lo sviluppo psichico, e si comprenderebbe l'emergere della si137
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