Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

Segni privi di coscienza, questi, che conducono a una nominazione spaesata, forse per appello a un nome segreto, che però è dato soltanto nel movimento totale della lingua - da qui il prevalere di un dire metonimico, nella poesia di Celan. Quando Celan scrive che la poesia parla "in causa di un altro", riconosce la legalità dello scambio io-tu, ma al tempo stesso rimanda la poesia a un tacere, a un luogo in cui la parola si dirige a un Nessuno la cui "lingua [...] senza io, senza tu, mero egli, mero esso"8 impedisce il discorso e garantisce la distanza. Infine l'incontro che la poesia ricerca, l'utopia che possiamo trovare, è per Celan al di qua e al di là della lingua. La stretta di mano è un gesto che porta con sé il suo effetto, è percezione - "petite perception", senza coscienza, senza lingua. Certo la stretta di mano può essere pensata e accolta accanto a tante altre, ma vi è sempre un altro da appellare. Celan ci consegna così una poesia che cerca il luogo impossibile di un incontro segreto, un luogo fatto d'aria, dove l'eternità del verbo essere viene revocata, almeno per un istante. La poesia non può che ritrarsi così nel cono di oscurità e insignificanza, nell'ammutolire di una presenza che è mero "stare di fronte", "anche senza lingua". Stehen, im Schatten des Wundenmals in der Luft. Fiir-niemand-und-nichts-Stehn. Unerkannt, fiir dich allein. Mit allem, was darin Raum hat, auch ohne Sprache. 75

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==