Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

ta civile, fa capire come in guerra le regole di comportamento sono edevono esserediverse. La solidarietà in guerra segue criteri diversi rispetto alla solidarietà di pace. Il combattente reso esperto dalla guerra urla di non esporsi inutilmente al fuoco nemico, perché sa bene che l'uomo là fuori non si salverà comunque. Chi invece ancora esperto non è segue le regole del tempo di pace: se qualcuno grida lo si va a salvare. Allo stesso modo, i film di guerra insegnano che la natura è infida e pericolosa. Non tanto per i serpenti, che pure sono una costante dei combat film ambientati nella giungla, quanto perché fermarsi a guardare un fiore rende i soldati preda sicura del cecchino in agguato. Il caos della guerra reale viene così ingabbiato dentro schemi fissi, che portano con sé una rassicurante constatazione. Se impariamo queste regole, rapidamente, possiamo tornare a casa vivi. Il punto è proprio questo: tornare a casa vivi. Come osserva Jeanine Basinger, in WORLD WAR II combat film, la differenza principale tra i film sulla seconda guerra mondiale e quelli che invece parlano della guerra '15-' 18 sta proprio qui. Sta nel fatto che mentre gli eroi cinematografici della grande guerra combattevano per la gloria, chi combatte nella seconda guerra mondiale al più ne ricava di poter continuare a vivere. Non è una guerra di eroi, né di professionisti, la seconda guerra mondiale, ma una guerra di gente comune. Un altro elemento ricorrente sottolinea questo punto film dopo film, dando origine a un meccanismo narrativo che ha la regolarità di un orologio. Il plotone di uomini che combattono è un misto delle varie Americhe: riproduzione in scala ridotta del meltingpot. Non solo un incrocio di gruppi etnici, ma anche di professioni, di ruoli, di atteggiamenti. Volendo fare i nomi, c'è sempre un O'Hara e un Kowalski, un uomo del sud e uno del Middle West, un cittadino e un campagnolo, uno che ha studiato e 'uno pieno 45

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