Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

cinematografici alla guerra. Per Casablanca la guerra è un pretesto - qualsiasi catastrofe avrebbe potuto separare Rick e Ilse. Mentre in Lifeboat l'opposizione tra forze alleate e Germania nella seconda guerra mondiale è indispensabile alla suspense. Se possiamo parlare di colonizzazione non è solo perché i film sulla guerra sono così numerosi. C'è un altro aspetto da considerare: il modo in cui Hollywood ha cercato di mettere ordine su un terreno dove si incontrano drammi individuali e problemi di competenza dello storico. I combat film, come i film sui reduci, suggeriscono come interpretare la guerra, come annetterla al nostro spazio mentale, come conciliarla col tempo di pace. Sono questi film a fornirci le coordinate per conoscere e dominare quella terra di nessuno che è la guerra reale. Il primo effetto di questa colonizzazione è che al cinema la guerra non fa più paura. Non fa paura a noi oggi come non ne faceva agli spettatori che durante la seconda guerra mondiale affollavano i cinema dove si proiettavano combat film. Eppure si trattava di film tutt'altro che ottimistici. Bataan, uno dei capostipiti del genere, racconta di una pattuglia sperduta nelle Filippine: nessuno dei protagonisti si salva, e la vittoria contro il nemico appare improbabile. In una conversazione con Truffaut, Hitchcock immagina una coppia giovane e squattrinata che lava i piatti nel lavello di cucina prima di concedersi il lusso di andare al cinema. Seduta in platea vede sullo schermo una coppia, altrettanto povera, che lava i piatti. Per Hitchcock, che definiva queste pellicole «film da lavello a lavello», era assurdo uscire di casa e spendere soldi per vedere su uno schermo le stesse miserie e infelicità che uno poteva vivere gratis tutti i giorni. Il cinema era altro: non una fetta di vita, ma una fetta di torta. Di fatto però le platee erano affollate di gente che pur avendo un marito, un figlio, un amico al fronte, usciva 43

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