Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

a poter essere all'altezza della propria impossibilità storica, e a poter sopravvivere al compito del pensiero contemporaneo nell'affrontare le incredibili richieste poste dalla sofferenza, al compito della politica e della condizione contemporanea della coscienza, riuscendo tuttavia a sottrarsi al tradimento culturale subdolo e onnipresente, pressoché ineludibile, messo in atto dalla storia e insieme dalle vittime. Non ho alcuna intenzione di ammorbidire l'affermazione secondo la quale dopo Auschwitz la poesia lirica è barbarica... Ma anche la replica di Enzensberger rimane vera, quando dice che la letteratura deve resistere a questo verdetto. [...] Avviene ora virtualmente solo nell'arte che la sofferenza possa ancora ritrovare la propria voce, e la propria consolazione, senza esserne immediatamente tradita. Oggi ogni fenomeno culturale, sia pure un modello di integrità, è suscettibile di essere soffocato dalla cultura del kitsch. E tuttavia, paradossalmente, in questa stessa epoca, è alle opere d'arte che è toccato il compito gravoso dell'affermazione muta di ciò che risulta impedito politicamente12 • L'intero sforzo del lavoro poetico di Celan può essere esattamente definito secondo i termini di Adorno, come creazione propria della poesia, e come auto-critica resistenza al verdetto secondo il quale è barbarico, adesso, scrivere inmaniera lirica, poetica; un verdetto che la poesia riceve, comunque, non dall'esterno, ma dal proprio interno; un verdetto che «Todesfuge» già racchiude, decretandolo e mettendolo in atto con l'usurpazione da parte del padrone del canto degli ospiti. Shoshana Felman Traduzione di Paolo Bollini 33

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