Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

Poesia e testimonianza Paul Celan, o il collassare dell'estetica Mezzo secolo dopo Mallarmé, un altro poeta, a Parigi, intraprende a scrivere, ma stavolta in tedesco, una poesia che drammatizza un'altra, più acuta e più aspra crisi della versificazione, che, a sua volta, espone e persegue un «collasso», esplora un altro tipo di cataclisma storico, e si rende testimone di un'altra «crisi fondamentale» - uno scarto fondamentale del pensiero e dell'essere-, e che non deriva stavolta dal rinnovamento innescato da una rivoluzione, ma dalla distruzione e dalla devastazione messe in atto dalla Seconda Guerra Mondiale e dall'Olocausto1 . Con un'esplosione, ripetuta - e sulle orme della lezione pensata da Mallarmé -, della stessa sostanza poetica, dislocandone la lingua, e spezzandone il verso, la poesia di Paul Celan rende testimonianza, in modo effettivo, e non semplicemente nel modo indefinito e generico in cui vi si riferisce Mallarmé, di un "collasso", di una più precisa, e particolare frammentazione e di una più recente frattura culturale e storica, del fortissimo trauma, individuale e comune, di una perdita catastrofica e di un destino disastroso, nel quale nessuna grammatica può più tradurre collasso, se non forse nella forma stessa della 18

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