Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

no familiari. Per esempio, in questo caso, G. ha riportato eventi al rallentatore intervenuti durante l'esperienza traumatica del vedere i suoi amici mentre venivano uccisi. I colori sembravano molto luminosi, poi opachi. Gli sembrava di guardare da un tunnel, e poi come se fosse immerso nella nebbia. Queste metafore sono usate comunemente per descrivere esperienze di dissociazione. La depersonalizzazione comporta distorsioni nel modo di sentire il proprio corpo. G. rappresenta un'interessante variazione nel processo di depersonalizzazione: la visualizzazione dei suoi cariamici morti. A lui gli amici morti sembravano immagini reali, come se nella stanza ci fossero persone vere. Nel nostro lavoro con pazienti con disordine da stress post-traumatico abbiamo notatoche questi flashback coinvolgono sempre qualcosa che è accaduto veramente, un evento traumatico compresso nella memoria del paziente. Il lavoro del Centro Nazionale per le ricerche in questo campo ha messo in evidenza anormalità biologiche in questi pazienti, come la deregolazione del sistema noradrenergico. Inoltre, la nostra ricerca suggerisce che questi pazienti possano avere una riduzione del volume dell'ippocampus, che è una struttura del cervello che ha a che fare con la memoria. Sembra che un trauma estremo possa dar vita nei tempi lunghi a cambiamenti nella struttura e nella funzione del cervello, come risulta dai sintomi del disordine da stress post-traumatico. Quello che non è chiaro, e su cui occorre ancora lavorare, è la relazione tra la memoria normale e le memorie «intense» che sarebbero considerate proprie di un evento estremamente violento, e che, come noi suggeriamo, possono essere un fattore destabilizzante dei sistemi della memoria. Douglas Bremner Traduzione di Massimo Lollini 15

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