Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

sia dai solchi culturali maggiori impressi nell'universo storico e fisico; e, per il polo negativo (ipomnesia), dalle entità minime e inafferabili ("cosine"), culturalmente non registrate, e forse nemmeno concettualmente definibili.[...] Sul piano della forma, l'opposizione tra afasia e verbalizzazione è rappresentata, al limite, rispettivamente dal silenzio e dalla vociferazione babelica.[...] Praticamente, in La beltà, non sono reperibili strutture metriche o ritmiche tali da sopportare l'intervento di una norma codificante. [...] In La beltà non vi è traccia di "beltà". Essa si darebbe qualora non esistesse omologia tra il piano del contenuto e quello della forma[...]: vale a dire qualora alla divaricazione esistente sul piano del contenuto, corrispondesse, in sede operativa, una conciliazione dei corrispondenti poli formali. Qualora, insomma, amnesia e memoria confluissero nella linearità e nella metaforicità di una scrittura che, in quanto tale, risolverebbe, entro la propria ratio e successivamente entro la normatività del proprio codice, quell'antitesi massima43 . Applichiamo questo paradigma alla poesia del Galateo in bosco, con esclusione dell' IPERSONETTO: ci pare che sul piano del contenuto«memoria» e«amnesia» continuino a tendere, a divaricare il discorso tra istanze inconciliabili; sul piano formale assistiamo invece allo sbilanciamento dell'istanza espressiva sul polo di un'onnivora verbalizzazione, mentre la regressione afasica pare scendere in sottordine. I sedici sonetti clamorosamente estremizzano questa tendenza: il polo dell'afasia è interamente schiacciato sul polo di una verbalizzazione«babelica», secondo una disponibilità linguistica che non conosce la tentazione del silenzio o della disarticolazione delle strutture della lingua o del discorso. Anche a livello contenutistico accade per altro qualcosa: il polo della memoria (nel senso di Agosti) cede a fa132

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