Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

discorsiva eccezionale, in vista di una «dizione totale della realtà», vengono criticate e decostruite da sistemi appropriati di alterazione del significato e delle strutture. Da questo punto di vista vedremo in Stevens, come agisce il nesso di inclusione «part o/», e come, laddove esso interviene, il discorso proceda per pura dilatazione, senza che vi sia implicato un senso reale di inclusione. In questo modo una parte del discorso si «aggiunge» all'altra, come la scintilla, nella seconda sezione dei "Prologhi". Qui si legge che, se nella sequenza entrasse «a meaning», la interromperebbe. Per questo la metafora fa paura (The metaphor stirred his fear): perché il mantenimento della relazione di somiglianza interrompe il «discorso». Dunque, in Stevens le Correspondances attraverso la luce si fondano sul riconoscimento di piccoli tratti differenziali, solo per poco spazio e non oltre (Only a little way, and not beyond). Così, i "Prologhi" attuano la loro revisione e riduzione delle Correspondances, mentre danno una delle più forti e straordinarie rappresentazioni della «radianza» marina. Parentesi chiusa. Col suo assunto fortemente «realista» la poesia novecentesca di Stevens ricerca un resto percettivo che non si dissolva completamente in conoscenza mentale. E, paradossalmente, lo trova nella luce, nell'aria e nell'atmosfera. Esse non sono sullo stesso piano di tutte le altre cose - oggetti o pezzi di natura - sono un contenitore privilegiato, una sorta di coordinamento (anche di scoordinamento) spaziotemporale che in molta poesia del novecento assume un ruolo nuovo e fondamentale. All'improvviso un uomo alza la testa, odora l'aria, sta in ascolto, ci pensa, riconosce la propria posizione: pensa, sospira, e, prendendo dal taschino · l'orologio, guarda l'ora. Dove sono? e Che ore sono? questa è la domanda inesauribile di noi al mondo23 . 75

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