Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

voglio tuffarmi d�ntro la mia anima mi fermo all'improvviso, assorto al limite della spirale delle scale profonde, guardando dall'alta finestra il sole che bagna con un commiato fulvo l'agglomerato diffuso dei tetti 12 . Senza pensiero, questo soggetto va al «tempo» che fa, che si infiltra lentamente in lui: Diventato una pura attenzione dei sensi, fluttuo senza pensiero e senza emozione [...] Vedo come se pensassi. E una nebbia leggera di emozione sorge assurdamente dentro di me; la bruma che sta svanendo sembra infiltrarsi lentamente dentro di me13 • Davanti all'unica cosa, all'aria come mezzo, anche il soggetto sembra evacuato: non una fusione, una riduzione ad uno, ma una messa in «processo» (come scrive J. Kristeva)14 del soggetto, in quel punto di massima «negatività» degli oggetti, che è l'epifania d'aria. Non solo l'aria si frappone «fra il poeta e il sole» - per riprendere il motivo de "Le point noire" di G. de Nerval15 e della mosca di E. Dickinson (che si interpone fra la luce e il poeta)16 -ma anche la luce viene ad «aggiungersi»17 a se stessa. Il sogno di «trasparenza» del beholder stevensiano è più insidiato proprio là dove Stevens rafforza il nesso fra poesia e realtà. «È alla realtà, prima di ogni altra cosa, che la poesia rimanda»18, e la struttura dell'una e quella dell'altra sono soggette al medesimo potere, mobile e.trasformante, della luce. La luce è alla base della somiglianza degli oggetti: il mare è verde per essere in relazione con le palme, il cielo e l'acqua si riflettono l'uno nell'altro. E «la poesia completa e rafforza ciò che due oggetti hanno in comune, lo fa risplendere»19. Ma in entrambi i casi la luce è una base mal certa: tutto il mon73

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