sa la attraversa all'improvviso e la rivela come un mezzo, ne rende percepibile la rarefatta materia. Come per un trasporto di colore o d'immagine, il movimento che vi si produce lacera la trasparenza rendendo visibile ciò che un attimo prima era invisibile. Si verifica così, non un'epifania dell'oggetto in movimento, ma i,m'epifania dell'aria stessa. Ciò che si mostra è nella velocità istantanea della visione: in quell'attimo la distanza si snoda in profondità, lo spazio prende nuovo corpo, la distanza spessore, uno spessore che s'allarga a imbuto, mentre l'aria di mezzo, resa percepibile, sfrigge come d'attrito. Basta un pulviscolo, una foglia, un uccello, o pioggia, neve, nebbia ed ecco il fenomeno dell'attraversamento e della rivelazione dell'aria: è un fenomeno particolarmente percepito nella poesia del novecento, là dove è affollata di uccelli, scossa dal vento, madida di pioggia. È un fenomeno che ridistribuisce lo spazio, indica all'improvviso un «qui» e un «ora», mentre intorno gli oggetti riprendono posto nell'involucro che, un attimo, brilla davanti a noi. Ma ciò che di veramente nuovo porta quest'epifania d'aria non è tanto la ridistribuzione dello spazio e degli oggetti, ma piuttosto il loro annientamento. Appena l'aria si rivela come un mezzo, nelle righe che la rivelano (l'attravérsamento della pioggia, o la voluta di una foglia), la visione si frantuma. Nel momento stesso in cui ciò avviene, l'oggetto è eclissato, tutto il visibile del mondo si eclissa; anche il beholder, non più correlato degli oggetti, muta il suo statuto, e, solo, fronteggia il nuovo evento epifanico. Così, l'opera di Pessoa è coinvolta in un'incredibile evacuazione del mondo, sospesa di fronte a un mondo «che �iene da fuori» come tutto, (la stessa «anima» non è altro che un raggio di sole che brilla) ma che l'io quasi non può vedere, poiché vede solo se stesso, finché talvolta si apre a una visione che è l'unica forma di pensiero: Così sono. Quando voglio pensare vedo. Quando 72
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