Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

no artefice, ma quella che mantiene la tenue distinzione tra vivo e morto. A confronto con un tale soggetto, la teoria dello psicoanalista ungherese Hermann, allievo di Ferenczi, sulla quale si afferma un abbandono del disegno per la perdita di una capacità periferica, e quindi l'importanza della capacità della mano, che disegna, che porta il cibo alla bocca, diventa una teoria antropologica sulla perdita progressiva di facoltà man mano che un uomo diventa uomo. In realtà si tratta del contrario. I sedimenti dei secoli hanno costruito, ''pietra su pietra'', un individuo che porta sempre più su di sé i segni del passato. La teoria di Hermann lega la capacità artistica alla sessualità, una specifica arte all'organo impegnato nel piacere, fino al punto di chiedersi indiscretamente perché Goethe non sia diventato pittore; ma ciò di cui in realtà parla è la perversione. È un perverso, quello per il quale il disegno nasce dalla mano, e il cui occhio ha visto e riconosciuto come sessuale l'abbracciarsi dei genitori, ma la cui mano non sente la distinzione tra vivente e morto, e il cui. occhio non riconosce nient'altro che quella prima coincidenza. La teoria di Klee ci presenta un soggetto pittore che coincide con la nostra teoria del soggetto. Il nostro soggetto che abbiamo seguito in questi anni nei drammatici momenti, nella primissima età, del suo fondamento psicotico, nel1'ansiosa sospensione del suo affacciarsi all'angoscia, nella sua articolata risposta a questa con il "luogo della fobia" a circa quattro anni, e il suo uscirne, più o meno difeso, più o meno nevrotico, o di cui abbiamo visto il mancare questo luogo, e lo sviluppo della psicosi, la prima posizione definita in rapporto alla tecnica, la seconda a dei tratti dell'arte, e che non è il soggetto perverso, in quanto il perverso non è un soggetto, è un soggetto che davvero la teoria della forma e della figurazione può strutturare "pietra su pietra". È un soggetto vicinissimo all'arte, messo in gio60

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