razione indica all'esplosione demografica e la limita introducendo un terrore più sottile. In questa tela del tempo pittore entra a tagliare il numero delle macchie la falce della selezione naturale. Il disegno del rombo appartiene invece alla madre, antica Amazzone, facilmente oggetto di una delle teorie sessuali infantili. Che il rombo prenda voce o meno, che la figura susciti o no un suono, segna quanto la madre accetti la "polifonia" di discordanze organiche relative alla sua stessa anatomia, quanto aiuti, del padre, alla divisione del nome, o quanto al contrario inciti all' attenzione, e incanali lo sguardo nella direzione di un punto di vista incestuoso. In tal caso, dal disegno riemerge il suono, così generale e coprente, da coincidere con il silenzio che diventa l'unico quadro in grado di contenerlo. Riprendendo il caso della bambina di otto anni che chiamerò Vera, il cui "andare bene a scuola" è condizionato dal fatto che la forma della risposta possa ricalcare la forma della domanda, una bambina così vivace e ''normale'' se non fosse per una questione di "forma", appena portata dall'analista Vera tace. E tace non per qualche istante, tace per tutto lo spazio della seduta, e per tutte le sedute per un tempo di ben due anni. L'analista scopre ben presto che incombe sulla vita di Vera un suono persistente. La voce della madre riempie tutti gli spazi, una voce senza interruzioni. Quale è la forma di una voce senza interruzioni? Qualcosa richiama in piccolo a Vera la disseminazione, il pulviscolo, l'informe affacciatosi con l'angoscia al suo "luogo della fobia". Come il camionista, escogita per la voce il trucco dell'andata e ritorno coincidenti, e come il camionista, si isola, non appena in analisi intravede la possibilità di ritrovare un suo luogo, nella cabina a vetri che la protegge dal rombo. I sogni di traumatizzati, come lo sono i "nevrotici di guerra in tempo di pace'', traumatizzati da un rombo che può esplodere, mi hanno spesso segnalato la ricorrenza di 47
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