Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

pene è il confine di un mondo proprio, un limite all'universo devastato dall'irruenza procreativa del godimento paterno; quando questo avviene e la problematica del vivo e del morto si lega a ciò che si muove o no, e ancor più a ciò che ritorna o meno, la possibilità di dirimere questi interrogativi, e di smorzarne le minacce, è legata all'apparizione della protesi (chiamo l'idraulico che mi rimetterà il fapipì o il popò) come duplicato immobile di qualcosa . che si muove. La sedia non ritorna perché non ha il fapipì. Il nonno morto può ritornare? I morti ritornano? Se il fapipì è il connotato del vivente, ciò che distingue un bambino da una sedia, un morto ce l'ha? La gravità di questi interrogativi può farci capire come una risposta in un senso o in un altro può determinare strutturazioni psichiche affatto diverse. Difendersi diviene per il bambino una nevrosi, risolta in un uso cospicuo di argini e barriere, la nevrosi ossessiva spesso ha il suo avvio proprio successivamente al ''luogo della fobia'', verso i cinque anni; rimanere abbagliato da quegli interrogativi può essere la psicosi, e anche il suo nucleo, anche se la schizofrenia apparirà solo a quattordici anni quando gli stessi interrogativi riaffioreranno perché la latenza ne avrà fatto dimenticare le risposte, anche se la paranoia si farà viva molto più tardi, a vent'anni o anche a quaranta, è da ricercarsi lì. Ma c'è poi uno stato che precede queste soluzioni ed è, come il luogo della fobia è a quattro anni la rappresentazione estrinsecata, esterna, della complessità figurativa dell'apparato psichico che il disegno del bambino individua in un ritaglio di paesaggio, in soglie e scansioni, in recinti e mappe, in carte geografiche e confini di nazioni, anche quest'altro stato è una rappresentazione. Una rappresentazione cui la descrizione che ho dato all'inizio della sclerodermia diffusa calza potremmo dire a pennello. L'autismo è l'esito di direzioni contrapposte che ven35

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