Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

NOTE 1 [Louvre dove non· vedere, ma anche Persiana dove/o non vedere - seguendo l'allusione successiva alla finestra sul computer - oppure L 'apro o non vedo - riferito all'occhio chiuso per la paralisi facciale di cui si parla precedentemente (Le note fra parentesi quadre sono del traduttore)]. 2 James Joyce, Finnegans Wake, New York, p. 179: «...spectacle quelque peu frissonnant de ce bouffon semi démenté, par l'épaisse crasse de son antre glauque, que l'on fit semblant de lire son Initulyssible parce qu'illisible Livre Bleu de Klee, édition de ténèbres...» (tr. Ph. Lavergne, Paris, 1982, p. 194). Fatalmente la traduzione perde molto: non solo, e non era inevitabile, il fatto che «édition de ténèbres» è in francese nel testo, ed ecco che la lingua originale diventa invisibile, nelle sue stesse tenebre; ma, fatto più grave, perde la vista, meglio, l'allusione alla perdita dell'occhio: «usylessly», ovvero anche «come senz'occhio», eyeless. 3 «La cecità» in Id., Sette notti, tr. it. di M.E. Moras, Milano, Feltrinelli, 1983, pp. 128-130. A questa conferenza, che bisognerebbe citare per intero, si devono anche associare quelle poche pagine intitolate «L'artefice» (in Tutte le opere, I, Milano, Mondadori, 1985, pp. 1103-1107, tr. it. di F. Tentori Montalto). I motivi della memoria e della discesa vi si intrecciano regolarmente attorno a un ricordo che forse fu un sogno: «Quando seppe che stava diventando cieco, gridò[...] ma una mattina si destò, guardò (ormai senza stupore) le confuse cose che lo circondavano e inspiegabilmente sentl [...] che tutto quello gli era già accaduto [...] Allora discese nella sua memoria, che gli parve interminabile, e riuscì a trarre da quella vertigine il ricordo perduto che brillò come una moneta sotto la pioggia, forse perché non l'aveva mai contemplato, se non, chi sa, in un sogno. Il ricordo era questo. Un altro ragazzo lo aveva ingiuriato ed egli era andato da suo padre e gli aveva raccontato il fatto. Questi lo lasciò parlare come se non lo ascoltasse o non comprendesse, poi staccò dalla parete un pugnale di bronzo, bello e carico di potere, che il ragazzo aveva bramato furtivamente. Ora lo teneva nelle mani e la sorpresa del possesso annientò l'ingiuria patita, ma la voce del padre stava dicendo: Sappia qualcuno che sei un uomo, e nella voce era un ordine. La notte accecava le vie; stretto al pugnale, nel quale presentiva una forza magica, discese il ripido pendio che circondava la casa e corse alla riva del mare, sognando d'essere Aiace o Perseo e popolando di ferite e di mischie l'oscurità salmastra. Il sapore preciso di quel momento, era ciò che ora cercava; non gl'importava il resto: le ingiurie della sfida, la lotta maldestra, il ritorno con la lama insanguinata. Un altro ricordo, nel quale erano ugualmente una notte e un'imminenza d'avventura, nacque dal primo. Una donna, la prima che gli concessero gli dei, lo aveva atteso nell'ombra di un ipogeo [...] In quella notte dei suoi occhi mortali dove discendeva ora [...] il rumore delle Odissee e delle Iliadi che era suo destino cantare e lasciare, concavamente risonanti, nella memoria umana. Sappiamo queste cose, ma non quelle ch'egli sentl discendendo nell'ultima ombra». 29

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