Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

go da trivio [...] nel quale si vuole da taluni ravvisare l'unica risorsa della nostra "tradizione"...». La sua scelta di vita intellettuale conferma la stima per l'amatore o il dilettante di rango di Stile e tradizione, sintetizzata ora in una citazione a cannocchiale, quasi un motto fatto proprio dallo stesso Montale: Est-ce-que nous n'avons pas été toujours fidèles, meme avant de le connaìtre et de le traduire en français, à ce precepte de Ramon G6mez de la Serna: «N'etre pas trop le professionnel de rien»? N'avons-nous pas jalousement gardé, contre toutes les tentations d'une carrière spécialisée, la position indépendante de l'amateur? Il dono di simpatia e conoscenza nel senso claudellianò di conaissance è il distintivo di un carattere che si cercherebbe invano in Italia e che Montale va inseguendo sulla lunghezza d'onda di Solmi per il senso del vissuto e l'esperienza di identificazione e concretezza critica. Virtù reperibili tutte in André Bellessort, studioso di letterature nordiche nel suo Le crépuscule d'Elseneur, cultore di un metodo che consiste nel familiarizzarsi con i luoghi e i costumi per capirne la letteratura (fase. n. 5)26 . Un metodo simile, insiste il recensore, è sconosciuto ai critici nostrani «pe' quali la filosofia e le teoriche sull'arte possono tener luogo dell'osservazione diretta e dell'esperienza». Spigolando tra gli scritti coevi è facile trovare altri moti di fastidio per la pura macchina dialettica, le cui griglie teoriche a colpi di tesi, antitesi e sintesi nascondono una sostanziale chiusura al differenziato manifestarsi della sensibilità contemporanea. Un esempio per tutti può essere la recensione severa ai saggi francesi di Roberto Palmarocchi, un critico che non ha tenuto conto delle divergenze tra la mente italiana «sintetica, classica, formale in senso altissimo» e quella francese «empirista, razionalista, mo193

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