Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

ni più complessi, l'unità dell'individuo non è che topica, distrutta e rifatta ad ogni istante, ma rifatta profondamente diversa, senza che quel «continuo» che almeno il Bergson aveva cercato di salvare nella nostra vita interiore, vi abbia ormai parte alcuna. Tra i romanzieri che entrano nel raggio d'osservazione della «rubrichetta gallica» interessano EdmondJaloux e Valéry Larbaud, entrambi scrittori saggisti (fase. n. 3). DiJaloux sul «Convegno» è segnalato Oh toi que j'eusse aimée, dove molto montalianamente viene isolata la chiaroveggenza disperata di un personaggio «che ha avuto probabilmente coscienza di "tutto" e pietà per tutti». Contemporaneamente, in altra sede, .Montale porta ad esempio l'ottimo equilibrio di Jaloux critico tra le osservazioni tecniche e lo scandaglio storico, tra l'empiria procedurale e il respiro largo di quella famiglia di osservatori contemporanei, nei quali il fantasma dell'intuizione pura appare esorcizzato dal terrore «per l'incompiuto e il larvale, non nuovo a chi conosca appena un poco il pensiero più secreto dei lirici e degli esteti che possano dirsi davvero contemporanei, da Valéry ad Alain a T. S. Eliot»24 . Larbaud, conosciuto per via della comune scoperta di Svevo, affascina come figura di viaggiatore entro i paesi e le letterature straniere. Montale aveva già scritto due anni prima che è impossibile intendere la narrativa di Larbaud «se non si accetta, poco o molto, il mito che illumina l'opera sua: il mito dell'uomo europeo»25 . Ora il rigore di Fermina Marquez gli appare «quello dell'esistenza stessa nel suo rigurgito perenne», che la forma restituisce, con fermezza priva di inamidature, in un «modernissimo idillio», con quella capacità di comprendere già riconosciuta aJaloux. Nell'ultima rubrica dell'anno l' européisant Valery Larbaud funge da modello alternativo nella polemica contro il tradizionalismo asfittico o, per dirla con Montale, «il ger192

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