Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

percettivi che ne accompagnano l'atonia vengono dati in particolari di massima evidenza ma in perdita totale di organicità e per di più con un protagonista che è «colui che non parla», un «eroe che vede il vuoto del nulla sotto le apparenze più vistose». Si sente in queste notazioni l'aria di famiglia di Arsenio, in cantiere precisamente in quel giro di mesi (uscirà in rivista nel giugno '27), con la sua passeggiata muta tra il vortice del temporale e l'enigma dei particolari esterni irrelati: «[...] anello d'una/ catena, immoto andare, oh troppo noto/ delirio, Arsenio, d'immobilità...». Anche nel Voleurd'enfants diJules Superville, storia di una mania procurata da un sentimento di paternità frustrato, si apprezza la forza dello scandaglio psicologico e la resa formale di «ritrovata e disperata chiaroveggenza». L'eclissi del carattere costruito e di conseguenza quella di svolgimenti diegetici armoniosi è totale in questi scrittori postumi sia alla concezione tradizionale del corpo involucro dello spirito sia a quella naturalistica, per cui il corpo è la condizione della psiche. La crisi della percezione sottesa ai nuovi romanzi, riconosciuta come postbergsoniana, non può essere intesa dallo storicismo idealista, mentre richiama la vocazione "acremente fisiologica" della critica di Alain nelle postille di Solmi, quasi a mostrare la complementarità tra il lavoro dello scrittore e quello ermeneutico: Questi libri nuovissimi tendono ad una interpretazione che si direbbe «umorale» della vita dell'eroe dei nostri giorni: non solo vi appare soppressa la vecchia distinzione fra corpo e psiche, ma la psicologia vi è riassorbita nello studio del corpo nelle sue fasi più indifferenziate; quando l'anima stessa non è che un rimescolìo di fibre irritate, un diramarsi del sangue torbido nella rete delle vene [...] Qui la nostra fisi non è che un «luogo» di fenome191

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