Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

ve si traduce in analisi esatta dei moti e delle passioni del corpo, in esercizio a pensare la/orma anche secondo la materia. Dove manchi la necessaria duttilità tra l'ordine interno dell'immaginazione e quello esterno delle ressi commettono veri errori estetici. La lezione di Alain sarà quindi sintetizzata nel seguente avvertimento: «L'errore estetico consisterà adunque sempre in una iniziale disubbidienza all'oggetto, in una pretesa folle di seguire la fantasia, cioè l'ordine delle affezioni del corpo, senza appoggiarsi al resistente ordine delle cose» (p. 331). Ma la convivenza di intellettualismo cartesiano e di analiticità concreta, insieme al gusto del dilettante di rango, non saranno facilmente intesi in Italia, dove le filosofie dell'immanenza, ammonisce Solmi, «in luogo di attenersi al libero svolgimento dei problemi particolari, sembrano anelare di nuovo ad un assoluto metafisico dello spirito umano» (p. 338). Anche se il recensore in quest'ultimo passaggio ha forse più di mira l'immanentismo spiritualista di Gentile, non si fa attendere la reazione di Croce, punto sul vivo dall'elogio dell'analisi tecnica, dall'affermazione che la chiarezza formale e simbolica si raggiunge soltanto quando l'attività è estrinsecata, dalla critica al dimostrativismo dialettico. Sentendo minacciosamente prossimi al «guazzabuglio» delle percezioni sia il Système di Alain che l'entusiasmo del giovane critico italiano, Croce si appella alla circolarità sistematica con queste parole di scherno: Bel tonico intellettuale, dunque, si è raccomandato, col proporre la lettura di questo libro, dai cercatori italiani di nuove estetiche, per le quali, nascano poi o non nascano, è condizione indispensabile la metodicità del pensiero indagante, il disciplinato acume speculativo, la costruzione sistematica. Entrando poi nel merito della «resistenza del mezzo», 185

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