Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

d'oggetto. E questo, grazie agli elementi imagenetici della forma della sensazione. L'immaginario dovrebbe dunque essere compreso nel quadro di una teoria dell'espressione - come interiorità che vuol essere esteriore, visibile: e l'immaginazione si farà a sua volta attiva e intellettiva, manipolatrice dei materiali dell'immagine, mobile nella ricerca incessante della soluzione dei problemi. È dentro la trama dell'immagine - trama di luce innanzi tutto - che vanno cercate le sue proprietà specifiche: d'ubiquità del punto di vista, di modellatura (torsioni, innesti, collage, ibridazioni) dello spazio, di sintetizzazione immediata dei frammenti o di visibilità a distanza, ciò che Merleau-Ponty chiamerebbe la «telepercezione». La tele-presenza in tempo reale, analizzata da Paul Virilio, è una proprietà che tutte le immagini - un'immagine mentale, l'immagine del sogno, per esempio - possiedono in latenza nella propria tessitura. Questo desiderio d'immagine è iscritto nel visibile. Rifiutarsi di ammetterlo significa, per citare ancora Merleau-Ponty, condannarsi a «non capire mai la quasi-presenza e la visibilità imminente che costituiscono tutto il problema dell'immaginario»6 • 5. Questi risultati, ottenuti sulla base di un commento a certi testi di poetica di Pessoa, sono, a mio avviso, generalizzabili ad altri ambiti artistici. Certo, la nozione di atmosfera solleva qualche perplessità. Non resta forse legata alla nozione di «aura» e dunque a un'estetica particolare (nel caso di Pessoa, all'estetica simbolista), fuori moda, che non consente di pensare ali'oggetto artistico d'oggigiorno? È vero che Pes�oa definiva la parola poetica per il potere auratico; la parola aveva un «alone», un «al di là» - una o due volte ha persino usato il termine «aura». Ma egli ha sempre conservato questa nozione, anche dopo che si era del tutto liberato dal simbolismo, integrandola nella 171

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