Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

11 Cfr. W.S., Il nobile cavaliere e il suono delle parole, in op. cit. 12 Quella lingua che in questo capolavoro finale viene definita «the idiom of an innocent earth», l'idioma di una terra innocente. Colmando un vuoto inammissibile, Nadia Fusini ha di recente tradotto le Aurore sulla rivista «Il gallo silvestre», n. 3, 1991. 1 3 Jarrel scriveva: «L'abitudine a filosofeggiare in poesia... è stata una vera sfortuna per Stevens. La poesia è un cattivo strumento per la filosofia... Tutti i suoi tunk-a-tunk, hoo-goo-boos - queste invenzioni di suoni, manierate, elaborate, individuali e poco interessanti... sono un divertimento per chi li fa, ma per il lettore diventano noiosi... Stevens non è mai così filosofico, così astratto, così razionale come quando ci dice di riporre la nostra fede soltanto nelle sensazioni immediate, nelle percezioni, nei particolari estetici», in La poesia di un'epoca, Parma, 1956, p. 121-123. 14 E giustificando, in parte e soltanto in parte, la critica di Hugh Kenner che considera Stevens un continuatore della poetica di Edward Lear portata all'eccesso. Cfr. The Pound Era, Berkeley, 1971. 15 Cfr. W.S., L'immagine del giovane come poeta virile, in op. cit. 16 In una lettera a Renato Poggioli del 1955, cit. in W.S., Mattino domenicale, a cura di R. Poggioli, Torino, 1954. 17 Una delle poesie degli anni Quaranta si intitolerà The World as Meditation. 18 The Necessary Angel: Essays on Reality and the Imagination, cit., p. 136 e p. 37. 19 L'Angelo necessario, cit., p. 97. 158

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