Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

dei tardo-moderni. Con la sua ansia per la morte degli dei e delle grandi mitologie, con il suo accento sapientemente orfico e cristallino, con la sua particolare predilezione per Nietzsche e Heidegger, Stevens si trova tanto più vicino di un Eliot, di un Pound ai nuovi poeti come Ashbery e Ammons in America, Tomlinson in Inghilterra nel loro comune bisogno di una nuova riformulazione dell'io poetico, in termini meno drammaticamente schizofrenici, e di una sua rinnovata apertura al reale. Ridefinendo un significato che non erediti dal passato la devastante apocalisse, ma l'umana rivelazione: «L'immaginazione - ricorda ancora Stevens - ha la caratteristica di trovarsi sempre alla fine di un'era: essa si lega costantemente a una nuova realtà e vi aderisce. Non è che vi sia una nuova immaginazione: vi è piuttosto una nuova realtà»19 . Baldo Meo 156

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