Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

tivo romantico di imporre una soluzione fantastica ali'opposizione fra i manufatti umani e la natura, che procede tutt'uno con la sistematica destabilizzazione della concezione romantica. (Ecco il motivo dell'interpretazione, da parte di Bloom, di «osservare» come salvaguardare e guardarsi.) «Il nulla che è» è contemporaneamente la realtà della destabilizzazione che analizza l'opposizione fra assenza e presenza in quanto fantasia, e la realtà della costruzione fantastica del nulla in quanto verità segreta dell'oggetto. In questo contesto, l'interpretazione di Stevens della sua poesia ci dice che il godimento della realtà, del «nulla che è», non può non essere collegato alla pathetic fallacy e la sua destabilizzazione produce qualcosa di «simile ad una nuova conoscenza della realtà». E Freud è giunto a un che di nuovo e sorprendente che è a sua volta simile a ciò che è da tempo familiare, attraverso l'esame di assenza e presenza come «phallacy» che supplisce al nulla della differenza. Queste sono senza dubbio riflessioni «filosofiche». Ho messo «filosofiche» tra virgolette per ritornare all'interpretazione di "The Snow Man" data da Miller, di cui abbiamo parlato a proposito della presupposta dialetticità di questa poesia. Miller ritiene che la poesia non sia dialettica, data l'assenza di una sintesi. Penso che a questo punto si possa comprendere meglio cosa significhi assenza di sintesi. La differenza reale in quanto nulla e la fantasia del nulla in quanto assenza - la verità infelice della presenza - si integrano a vicenda. Esse sono la stessa cosa, secondo l'uso che di «stesso» Stevens fa nella poesia. Di nuovo, l'uno è sempre strettamente collegata all'altra. (Ricordiamo l'osservazione di Edelson in cui si sostiene che l'uso che Stevens fa di «same» [«stesso»] indica una «sintassi complessa» che mostra una «relazione complessa» fra identificazione e separazione.) Quanto Miller sostiene a proposito della continuità esistente fra "The Snow Man" e l'ultima produzione poetica di Stevens costituisce una conclu141

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