Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

tatore e spettatore in "The Snow Man" può essere sia un uomo, sia una donna. Il feticista, non essendo psicotico, non afferma soltanto di vedere ciò che non tollera di non vedere. Come sappiamo, egli attribuisce a «parte del corpo o oggetto», cioè qualcosa che è senz'ombra di dubbio, il ruolo di «sostituto simbolico» del pene, «di cui non vuole ammettere.la mancanza» (1940a, vol. 11, p. 629). Come nel saggio sul feticismo Freud aveva definito il feticcio una formazione di compromesso, così è qui attento nel1'affermare che «... sarebbe ingiusto che questo processo attinente alla formazione del feticcio venisse chiamato scissione dell'Io, essendo invece una formazione di compromesso mediante spostamento, simile a quella che conosciamo attraverso il sogno» (ibidem)3. Dove avviene dunque la scissione dell'Io nei casi di feticismo? Il feticcio serve per «distruggere le prove della possibilità dell'evirazione», scrive Freud, cosicché non si debba più «tremare per il possesso del proprio pene» (1940a, vol. 11, p. 630). Egli prosegue affermando che è comunque possibile trovare feticisti che provano la stessa paura della castrazione che è propria dei non-feticisti, e che «ad essa reagiscono allo stesso modo». (Freud non specifica come, ma immaginiamo si tratti di regressione e inibizione). Ci sono pure feticisti nel cui comportamento si esprimono dunque contemporaneamente due premesse fra loro contrastanti: da un lato essi rinnegano il dato della loro percezione di non avere visto il pene nel genitale della donna, dall'altro riconoscono la mancanza del pene nella donna e da questo fatto traggono le dovute conclusioni. Queste due impostazioni coesistono per tutta la vita l'una accanto all'altra, senza mai influenzarsi a vicenda. È ciò che si può chiamare una scissione dell'Io (ibidem). Si ritrova qui quella stessa incoerenza osservata in pre131

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==