Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

naturalmente della struttura mentale e sensibile di ognuno di noi, cosl come è altrettanto naturale la presenza e la memoria dell'antico per un italiano. Noi siamo il passato, siamo noi i veri antichi. Il passato non è altro che il presente vivente. Passato, presente e futuro vivono in una sola dimensione dove il tempo non esiste. Il senso del lavoro è rivolto a un'idea di realtà che ha le sue radici nell'ignoto. Il senso stesso del pensiero appartiene a una dimensione che ci è sconosciuta e nel pensiero il tempo è sconfitto. Raramente uso gli strumenti tradizionali della pittura, non faccio quadri. Ho come un senso di rifiuto all'idea di dipingere un quadro, c'è come un senso di inutilità, di inadeguatezza, quasi come un tradimento. Penso alla pittura attraverso altre vie. Non mi sono mai posto il problema dell'abbandono o del ritorno alla pittura, mi considero un pittore che non fa della pittura. Nessuna descrizione, dipingere lasciando unicamente l'impronta fuggevole della propria mano, il gesto più elementare, imprimere la propria mano sulla tela, nient'altro. Toccare la superficie notturna della tela e unicamente con questo gesto realizzare un mondo. Non mi soffermo su una forma da ripetere e ripetere in mille minime varianti come in un lavoro di sartoria. Un'opera che variandosi ripete continuamente se stessa è un'opera morta; non cerco un oggetto, cerco un'immagine. Mi è difficile rispondere alla domanda che cosa significa o che cosa si propone di significare questo o quel dato lavoro, è l'opera che vuole diventare cosl e quindi occorre interrogare l'opera, non certo l'artista. D'altra parte l'alfabeto della pittura penso non appartenga né alla parola né al pensiero logico. Un'opera è un golem con dentro la parola. 13

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