te privi di emozioni. In tal modo abbiamo un'interpretazione rovesciata rispetto a quella precedente: un «animo d'inverno» letterale rispecchia un ascoltatore metaforico. Lo stesso vento, lo stesso nudo luogo, lo stesso uomo di neve, e di nulla (s-no-w man), le stesse parole - «deve», «osservare», «guardare», «ascoltare» - tutte oscillano, tutte sono diverse eppure uguali fra loro. Una struttura di paradossi reversibili afferma il «nulla che è». Ma affermare il nulla che è, significa anche incorrere nel problema descritto da Edelson: il significato cognitivo può essere parafrasato, mentre non può esserlo la presentazione diretta di diversi tipi di significato. Da qui il gioco di parole di Bloom su «osservare» e quello della Vendler su «tradire», come abbiamo già visto. Questo presupposto dovrebbe essere valido anche per la poesia stessa. Può «nulla» essere parafrasato come riduzione, assenza, negazione? Oppure è «nulla» quel tipo di reversibilità, oscillazione, confine fluttuante che non può essere rappresentato con precisione? Queste domande relative all'interpretazione di «nulla» in "The Snow Man" sono le stesse che guideranno anche la nostra riflessione intorno a Freud. Come ben sappiamo, per Freud il problema del nulla coincide in modo cruciale con il problema della castrazione. E da un punto di vista tematico e simbolico, seguendo la via tradizionale o cognitiva, trovo pressoché impossibile non applicare la teoria del complesso di castrazione a "The Snow Man". Nel breve saggio «La testa di Medusa», ad esempio, Freud rivela che la proliferazione di simboli fallici rimanda alla castrazione (1922). Nella poesia di Stevens le immagini dell'uomo di neve e degli alberi coperti di ghiaccio, immagini rigide, gelide, erette, invitano a questa interpretazione, soprattutto perché tutti questi sostituti fallici si trovano in un «luogo nudo», il luogo della castrazione. In conformità alla logica familiare della fase fallica questo luogo nudo è «lo stesso» genitale femmi123
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