Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

viene mai ad una riunificazione dialettica, né in ''Tue Snow Man", né altrove nell'opera di Stevens. Le ben note riflessioni di Stevens su immaginazione e realtà - il soggettivo e l'oggettivo - non pervengono mai ad una sintesi: L'immaginazione è il nulla interiore, mentre la realtà è lo sterile mondo esterno con il quale l'immaginazione instaura un rapporto senza fine. Il problema di Stevens è quello di una riconciliazione fra i due, cosa che risulta impossibile. Il suo pensiero oscilla qua e là, cercando di assimilare l'immaginazione alla realtà, di inglobare la realtà nell'immaginazione, o di coniugarle nella metafora. Niente può appagare... Auto-divisione, contraddizione, perenne oscillazione del pensiero: queste sono le costanti della produzione di Stevens. Una simile poesia non è dialettica, se ciò significa presentare una serie di stadi che poggiano l'uno sul1'altro, ognuno dei quali trascende l'ultimo e si muove verso uno stadio superiore, alla maniera della sequenza hegeliana di tesi, antitesi, sintesi. Fin dall'inizio (a partire cioè da "Tue Snow Man") Stevens raggiunge un punto che non riuscirà ad oltrepassare (pp. 145-146). La mia interpretazione della poesia è assai simile a quella di Miller: anch'io ritengo non ci sia alcuna sintesi dialettica in "The Snow Man". Ma d'altro canto non si può rifiutare quantoMacksey sostiene, poiché ''The Snow Man'' senza dubbio contiene qualcosa che somiglia a una sintesi, come lo stesso Stevens sembra suggerire. Ed è proprio questo problema -la possibilità e l'impossibilità di una sintesi - che collega tra loro "The Snow Man" e le considerazioni di Freud sul feticismo. Per riformulare quanto considerato finora a proposito di "The Snow Man", possiamo osservare la scissione presente nella seconda parola della poesia: «deve». Questo «de115

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