Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

di incertezza e povertà spirituale». E in modo simile alla Vendler, Walker ritiene che la poesia offra una soluzione metafisica al «problema dell'alienazione». Secondo Walker, la soluzione che la poesia offre all'alienazione, all'esilio nella negazione, è quella di «fondere il mondo noumenico con quello fenomenico, di osservare il paesaggio invernale con un animo insieme freddo e lucido» (ibidem). Questa lettura somiglia per certi versi a quella di Stevens, benché l'enfasi sia posta sull'alienazione e non sul godimento. Pensieri apparentemente contrari, il predominio della negatività, una meditazione sull'uomo, la mente, e la natura: questi sono i termini della dialettica. Nel saggio già citato, Richard Macksey afferma: Il dialogo poetico si sposta dall'esistenza dell'oggetto al potere distruttivo del soggetto e viene risolto nella sintesi della poesia stessa. Come lo Hegel della Logica, Stevens parte dal puro Essere che scompare, sostituito dalla sua antitesi, il Nulla. Egli trova la sintesi reale di Essere e Non-Essere nel Divenire... Lo stesso processo dialettico, il passaggio da un concetto al suo contrario, da tesi ad antitesi fino all'unione, dimostra come il cambiamento sia sempre interno al nostro pensiero e come la poesia che imita questo pensiero debba essere fondata sul cambiamento e sul movimento (p. 191). J. Hillis Miller è d'accordo nel sostenere con Macksey che "The Snow Man" è l'emblema iniziale di tutto il progetto poetico di Stevens, ma giunge a una conclusione opposta. Anche Miller parte dall'alienazione del soggetto: «Io sono nulla perché non possiedo nulla, nulla che non sia la consapevolezza dell'aridità, interna ed esterna... Quando le divinità diventano nulla, l'uomo stesso è nulla, e poiché questo è il punto, egli "guarda / il niente che non c'è e il niente che è"» (p. 145). Per Miller tuttavia non si per114

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