sie più linguisticamente povere mai composte, lo stesso Stevens nel 1941, a più di vent'anni dalla sua stesura, scrisse: �«The Snow Man è per me un esempio di come ci si possa identificare con la realtà per comprenderla e per goderne» (1966, p. 464). I critici non si trovano in accordo con l'interpretazione di Stevens, ma nondimeno hanno dovuto tenerla in considerazione. Per l'interpretazione psicoanalitica che intendo dare di questa poesia, le valutazioni critiche di ciò che Stevens intendesse parlando di identificazione con la realtà sono assai rilevanti. Ad esempio un critico, Richard Macksey, cita dalla raccolta dei saggi di Stevens The Necessary Angel: «... in poesia come nell'arte, e in quanto a ciò in ogni arte, il problema di fondo è sempre il problema della realtà» (p. 190); Macksey mette quindi in relazione tra loro "The Snow Man" e l'ultima poesia di Stevens inclusa nei Collected Poems, "Non idee sulla cosa, ma la cosa stessa", il cui ultimo verso suona «Era come una nuova conoscenza della realtà» (1982, p. 534). In questa poesia Stevens, giunto alla fine della sua vita, descrive un'esperienza simile ad una nuova conoscenza del reale, quella stessa conoscenza che Macksey ricollega, a mio parere in modo preciso, a quella di "The Snow Man". Come abbiamo già visto, lo stesso Freud, alla fine dei suoi giorni, descrive qualcosa di simile ad una nuova conoscenza del reale: «simile» perché, come egli dice, non è del tutto nuova né del tutto nota. Vorrei dimostrare l'esistenza di un legame strutturale tra la conoscenza di Freud, familiare e sorprendente, e un'esperienza simile ad una nuova conoscenza del reale, tra l'interpretazione del feticismo e l'interpretazione di "The Snow Man". Questa poesia fa parte di Harmonium, la prima importante raccolta di Stevens, pubblicata nel 1921. È composta di quindici versi tutti racchiusi in un singolo periodo, a sua volta costituito da una serie di proposizioni complesse. La maggior parte delle parole sono monosillabiche, aspre, 111
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