Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

Il rombo verde di Virginia Woolf Tra le giornate che pubblichiamo di Virginia, tra il 16 agosto e il 29 dicembre 1940, ne scelgo due. Lunedì 19 agosto. Ieri, Domenica 18, un rombo tremendo. Erano esattamente sopra di noi. Guardai l'aeroplano come un pesciolino guarda lo squalo inferocito. Ci furono dei bagliori, 3 mi sembra. Verde oliva. Questa volta il rombo non è in differita come quello che appare nei sogni dei «nevrotici di guerra in tempo di pace», nei figli, o nipoti, di qualcuno che la guerra l'ha vissuta, ma di cui rimane, residuo nelle generazioni successive, un trauma per forza di cose sconosciuto. Quale può essere il trauma, quando il soggetto è un altro e ci precede? E tuttavia un trauma è questo: la memoria di qualcosa che, per sé, non c'è stato. Ciò che resta, del trauma, nelle vite degli adulti e appare nei loro sogni e affiora nelle loro analisi, è estraneo, sconosciuto, irraggiungibile. Non perché l'inconscio è insondabile, ma perché il trauma è sempre, in qualche modo, esterno al soggetto. Se il trauma è interno, nel bambino si sviluppa l'autismo: un'attenzione rivolta dalla pelle in dentro, una manipolazione degli organi nascosti. Ma in genere il trauma è ester5

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