Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

to, in entrambi i casi, al fatto che «la minuterie ne fonctionnait pas» (p. 66) o che la stessa «ven[ait] de s'arreter» (p. 72). Ma le due figure rinviano altresì l'una all'altra attraverso corrispondenze più profonde (per così dire), che le collegano appunto alle figure primarie del racconto, J. e Nathalie. Entrambe risultano infatti segnate da marche (o da forme) di non esistenza. Di Colette, il Narratore riferisce del totale oblio in cui, nonostante la frequentazione, essa è, sprofondata, configurandosi ai suoi occhi come una sorta di «lacune vivante» p. 62 «[...] je l'avais absolument oubliée [...], je trouvais à sa place comme un immense trou impersonnel, quoique animé, une sorte de lacune vivante, de laquelle elle n'émergeait que difficilement». Ora, tale, per così dire, percezione dell'oblio di Colette, proviene al Protagonista - sintomaticamente - dall'incontro fugace con Simone nella metropolitana: ibid. «Cette rencontre me fit penser à C(olette), ma voisine. En cet instant, j'eus l'extraordinaire impression que cette femme que je voyais presque tous les jours, je l'avais absolument oubliée et, pour me souvenir d'elle, il fallait chercher une passante entrevue il y a dix ans». Delle due figure, intrecciate nella riflessione sull'oblio (la prima frase citata qui sopra non è altro che il séguito della seconda), si potrebbe anche dire che una (Simone) rappresenta il luogo dell'oblio, o la modalità della sua manifestazione, del suo apparire sensibile, mentre l'altra (Colette) ne rappresenta la forma («une sorte de lacune vivante»). Ma Simone - come abbiamo già sottolineato - è anche la donna vista «à travers la vitre d'un magasin», e segnata per sempre, e «gloriosamente», da questa marca della distanza e della separazione: p. 72 «Quelqu'un qui a tout à fait disparu et qui, brusquement, est là, devant vous, derrière une glace, devient une figure souveraine». 67

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