Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

Non riescono, però, plastica e carta, a recidere il cordone ombelicale che le lega alla loro matrice composta di trama ed ordito, la imitano di nascosto, si mimetizzano in indecorose imitazioni. Sola, la carta igienica è il risultato di un comportamento trasgressivo verso il passato. Nasce dal nulla. Il suo fluire, il suo srotolarsi non ha antenati se non nelle fasce dei neonati e nelle bende per i feriti, ma usate per altri scopi e non scandite in intervalli regolari e staccabili. Un vero abisso la separa dal passato. A volte, dall'altra parte, c'era un panno agganciato ad un chiodo nei pressi del gabinetto, dall'aspetto di un asciugamano, che a disposizione di tutti, era usato per nettarsi dopo i bisogni del corpo. Era chiamato il leopardo. Anche in questo caso la sostituzione del tessuto da parte della carta ha interrotto intimità fra congiunti, fra servi e padroni, fra uomini e donne. Sono passate non molte decine di anni ma queste abitudini sembrano riguardare la nostra preistoria. Oggi, infatti, nessuno si sognerebbe di dividere nemmeno il proprio fazzoletto se un po' gualcito con un amico piangente, ma lo soccorrerà con un pezzetto di carta simile in tutto ad altri ancora riposti nella custodia di cellofan trasparente. Il pezzetto di carta verrà poi gettato perché, chi presta, per riaverlo, un kleenex, chi lo restituisce dopo averlo usato? Ma il fazzoletto in certi casi non è facilmente sostituibile: non quando è sventolato sul molo e alla stazione in segno di saluto, né quando lo si avvolge attorno ad un ginocchio ferito, mai se nelle sue pieghe si nasconde la colomba dell'illusionista. Il panno che si usava per contenere merende e pasti e che nel sud di Italia era chiamato «mappatella» è stato sostituito dal sacco di plastica; non ha subìto fortunata165

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